dott. Alessandro Di Grazia
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giovedì 10 febbraio 2011

Seminario filosofico-letterario






Quattro incontri con la

Filosofia pratica

Seminario filosofico-letterario

Linea d'ombra

Raccontare il passaggio


Ci troviamo sulla riva di un fiume, di fronte a noi il guado. Il passato si sfalda, il futuro è incerto. Siamo soli adesso.


Un percorso filosofico-letterario per trovare le parole che descrivono quei momenti cruciali della nostra biografia in cui attraversiamo la linea d'ombra della vita.

Informazioni sul seminario

Sede: Via Beccaria 6, VI piano, Ts

Orario: 17.30 - 19.30

Giorni: Venerdì 4, 11, 18. 25 Marzo


Contatti: Cell.: 349 1250 632 Mail: adigrazia@tin.it

Costo per i 4 incontri: € 30.00


A chi si rivolge: a tutti coloro che desiderano ampliare l’orizzonte di senso delle proprie esperienze e dei propri vissuti, offrendo uno spazio di riflessione libera da ogni dogmatismo o ideologia. Il seminario si realizza attraverso la capacità di interrogarsi, senza la pretesa di giungere a certezze definite. Il gruppo sarà composto al massimo da 12 persone.

Come si svolge: nell'arco di quattro settimane in cui, attraverso il dialogo libero e l'esame di esperienze concrete, si cercherà di delimitare e chiarire, anche con l'ausilio di testi di riferimento, l’esperienza della linea d'ombra nella nostra vita.

Per completare il nostro lavoro faremo un'esperienza di scrittura che ci condurrà alla conclusione del laboratorio.

Linea d'ombra è il titolo di un famoso romanzo di Joseph Conrad.

Cosa avviene mentre compiamo un'azione, assumiamo una nuova posizione o ci decidiamo per una risoluzione? Cosa accade mentre «passiamo»? Possiamo intendere «passare», sia nel senso di passare davanti a qualcosa, ma anche passare attraverso, o addirittura nel senso di tramontare o di venir meno ad un malanno, cioè di avviarsi alla guarigione.

La linea d'ombra segna questi passaggi, questi attraversamenti; su di essi non poniamo mai abbastanza attenzione, rivolti troppo spesso alla meta, al fine. Il «mentre» di un percorso è sempre in penombra, una zona grigia delimitata da una linea d'ombra.

Con un pensiero che sa interrogare la vita cercheremo di smentire, almeno in parte, l'aforisma di Oscar Wilde secondo cui «…la vita accade mentre pensiamo ad altro»!

lunedì 7 febbraio 2011

A proposito de L'Esperance


Ne Il trentesimo anno, Ingeborg Bachmann racconta, con la sua prosa asciutta e tesa, lo sbandamento e la ricerca di un'identità e di un posto al mondo alla svolta del trentesimo anno del protagonista: “lui”. Per la Bachmann è un momento di passaggio, che viene descritto attraverso i pensieri e gli occhi di un protagonista maschile, che in questo transito viene disperso e annullato nelle sue certezze e reso incerto perfino sull'identità del proprio passato e delle proprie relazioni. “Ora non è più innamorato della sua stella”. Nella narrazione si respira un'angosciato rancore nei confronti della patria: l'Austria che si trova al centro dei laceranti ricordi adolescenziali del primo capitolo del racconto. Nel 1938, anno dell'annessione alla Germania nazista, Ingeborg aveva infatti 12 anni. Con una nota sarcastica il secondo capitolo esordisce dicendo che “Di uno che entra nel suo trentesimo anno non si smetterà di dire che è giovane”. In questa esperienza di estraniamento doloroso Roma appare come una possibile via di fuga. Per raggiugerla deve disfarsi delle sue vecchie cose. “La sua stanza è già sgombra, ma in giro restano ancora alcune cose di cui non sa che cosa fare: libri, quadri, prospetti con fotografie con paesaggi costieri, cartine della città e una piccola riproduzione che non ricorda da dove venga. L'Esperance è il titolo del quadro di Puvis de Chavannes nel quale la Speranza, casta, angolosa, con in mano un ramoscello verde tenero, siede sopra un panno bianco. Sullo sfondo, appena accennate, alcune croci nere; in lontananza – plastica e marcata – una rovina; sopra la Speranza – una rosea striscia di cielo crepuscolare perché è sera, è tardi, e la notte sta per calare. Benché non appaia sul quadro - la notte verrà! Calerà sul quadro della Speranza e sulla stessa fanciullesca speranza, tingerà di nero quel ramoscello e lo farà seccare. Ma è solo un quadro, lo butta via.” In questa descrizione ci sono tutti gli elementi che caratterizzano la condizione del passaggio: la speranza che si teme possa essere soppressa dalla notte dell'esistenza reale, la fine dei sogni e dei giochi. La Bachmann mostrerà quanto sia illusoria questa prospettiva unilaterale e come la vita sia ricca d'imprevisti in grado di rimettere in gioco forze che apparivano destinate al fallimento. L'uscita dalla giovinezza non per questo però sarà meno dolorosa: “lui” uscirà da questa condizione incerta e persino morbosa grazie ad un incidente automobilistico. Una piccola catastrofe che il lettore assaporerà, assieme al protagonista come una liberazione.